
Nella primavera di quest'anno, una serie di saggi storici del nostro sito, attestati al prossimo 100 ° anniversario della fine della Prima guerra mondiale, è stata aggiornata con la pubblicazione della storia di rovina del leader dei cacciatorpedinieri della Flotta di Marina Militare Reale Italiana “Carlo Alberto Racchia” nella costa di Odessa.
L’articolo e` basato ai materiali, collegati dal Dottore delle scienze storiche, ricercatore principale dell'Istituto di Archeologia nella Academia Nazionale delle Scienze di Ucraina, I.V. Sapozhnikov e dal storico d’Italia M.G. Talalaj.
Poco tempo dopo la pubblicazione, l’articolo e` stato tradotto in italiano. Si finiva con le parole seguenti: “Ovvio che i resti della nave debbono ufficialmente ottenere lo status della fossa comune subacquea. Vogliamo credere che nel prossimo futuro nel posto del naufragio di "Carlo Alberto Racchia" avrà luogo una cerimonia di commemorazione con la partecipazione di scienziati, subacquei e marinai militari dell'Ucraina e della Repubblica Italiana, dove i sacerdoti potranno nominare tutti i 10 marinai innocenti italiani”.
Un anno fa, durante l’incontro con I.V.Sapozhnikov ed il direttore del Archivio Statale della Provincia di Odessa di quei tempi, ed oggi – capo della Amministrazione di Ovidiopol della Provincia di Odessa - V.V. Levchuk, abbiamo deciso di realizzare quest’idea.
Allo stesso tempo, il nostro gruppo iniziativo ha preparato il piano dei lavori, che prevvedeva qualche direzioni. I principali direzioni erano – una corrispondenza con l’Ambasciata Italiana in Ucraina e una preparazione dei documenti per stabilire i resti della nave per la loro prossima registrazione e protezione dalla parte di Ufficio di cultura e tutela dei beni culturali. Purtroppo, dal momento della caduta del cacciatorpediniere nel 1920, i suoi resti non avevano lo status e qualsiasi subacqueo poteva affondare e fare ciò che voleva.
Senza aproffondre nei detagli di lavoro annuale, posso dire, che alla fine di agosto 2017, in Odessa e` arrivato l’Addetto Militare della Ambasciata Italiana Sig. Claudio Dei, per incontrare il gruppo iniziativo. Tutti insieme abbiamo visitato il villaggio Sangeica sulle rive del mare, da dove si apre una panorama per l’acquatorio, e dove e` stato caduto il cacciatorpediniere. Dopo le conversazioni con Sig. Addetto, abbiamo formato il piano dei provvedimenti, inclusi nel programma del futura visita amichevole del cacciaorpediniere delle forze navali Italiani “Luigi Durand della Penne”.

La visita e` stata realizzata al 4 – 7 Settembre, durante quale, oltre alle attività legate al cacciatorpediniere "Carlo Alberto Racchia", i marinai italiani si sono incontrati con i cadetti della Universita Nazionale "Academia Marittima di Odessa" e l'Istituto delle Forze Navali dell'Ucraina (e persino hanno giocato il calcio con loro), ed anche hanno condotto un corso d’immersione nel centro specializzato per le persone con esigenze particolari.
A bordo di "Luigi Durand della Penne" sono stati organizzati incontri con gli studenti della Flottiglia dei giovani marinai del Mar Nero e bambini orfani, mentre il proprio cacciatorpediniere e` stato aperto per tutti interessati.
Penso, che l’esperienza delle Forze Navali d’Italia, focalizzata sulla presentazione delle tradizioni e le forze della loro flotta, e la stretta intrecciatura della componente militare con l’iniziative umanitarie, che danno l'opportunità di conoscere meglio le tradizioni nazionali dell'Italia, può servire un modello per la parte Ucraina. Spero, che ben presto le nostre navi rappresenteranno il loro paese con la stessa dignità durante le visite amichevoli nei porti dei diversi paesi.
Il 5 di Settembre, alla mattina, siamo usciti al mare per installare una targa commemorativa nella zona, dove, ai 10 – 14 m di profondita`, si poggiano i resti del cacciatorpediniere "Carlo Alberto Racchia". Al punto di immersione c'era già una barca "Impulse" del diving club "Prikordonnik", il cui presidente, V.M. Vladychenko, precedentemente ha liberato la parte della torretta dalle alghe, ed ha preparato un posto per fissare la targa di marmo. Per compiere questa missione onorata, sotto la sua guida, altri cinque subacquei si affondarono sotto l'acqua: due marinai militari, due soldati del servizio di ricerca e salvataggio della Marina Ucraina ed un cineoperatore dal "Prikordonnik".

Seguendo l’ordine del Comandante della Marina Ucraina, vice-ammiraglio I.A. Voronchenko, l'operazione è stata accompagnata da un vaso subacqueo U 701 “Pociaev”. Tutte le regolazioni sono state eseguite con la precisione e la regolarità, l'installazione della targa commemorativa nel luogo di riposo di almeno 4 marinai (da 10 marinai italiani persi) è andata di buon passo, mettendo ogni partecipante della cerimonia in un'atmosfera speciale dei pensieri sul passato, sul presente e sul collegamento dei tempi.
Tuttovia, prima volta per ultimi quasi 100 anni, i resti del cacciatorpediniere "Carlo Alberto Racchia" sono stati toccati dai militari italiani – i discendenti dei quei marinai, quali, al costo della loro propria vita, hanno portato 3 trasportatori in Odessa con più di 4.000 militari, restituendoli nella loro Patria vivi e sani. Nella serata dello stesso giorno è stata organizzata una ricezione tradizionale a bordo del cacciatoprediniere “Luigi Durand della Penne”, dove, nella presenza dell’amministrazione della provincia di Odessa, della città e degli ospiti onorabili, l’Ambasciatore della Repubblica Italiana in Ucraina Davide La Cecilia ha parlato riguardo lo stato attuale delle relazioni tra i nostri paesi, accettuando la necessita` del rapporto rispettoso alla storia.

Il giorno dopo, al bordo della lancia di parata "Pivdenny", nel gruppo con il Contrammiraglio I.A. Voronchenko, primo vice presidente della Amministrazione Statale di Odessa A.D. Tereshchuk, Ambasciatore della Repubblica Italiana in Ucraina Davide La Cecilia, Nunzio Apostolico in Ucraina, Sua Eminenza C. Gugerotti, Addetto militare d'Italia in Ucraina C. Dei, capitano del cacciatoprediniere "Luigi Durand della Penne", il capitano del primo rango Sig. F. Rutteri ed altri ospiti onorabili, siamo spostati verso il posto di naufragio del cacciatorpediniere della Flotta di Marina Militare Reale Italiana "Carlo Alberto Racchia" per condurre una cerimonia della deposizione delle corone dei fiori nelle acque.
“La guerra non e` finita finche non e` stato seppellito l’ultimo soldato...” – questa frase combina sia parte fisica delle ceremonia, che il senso spirituale profondo. Sapiamo, che capitana del cacciatorpediniere "Carlo Alberto Racchia" Italo Moreno, nel 1920, soffriva che durante il seppellimento dei due marinai in Odessa, non e` stato adempito il rito della Chiesa cattolica. E adesso, quasi un secolo dopo gli eventi, sulla superficie delle acque di Mar Nero, si udì la preghiera del Nunzio Apostolico, in cui furono nominati i nomi di tre marinai italiani, determinati dagli storici.

Dopo una breve messa e la tripla scarica dei fucili, i marinai della SMM Ucraina, seguendo la tradizione, è stata abbassata sull’acqua una corona dei fiori, in segno della eterna memoria delle vittime. Al ritorno a riva, i partecipanti della ceremonia hanno discusso la possibilità d’installare alla riva, vicino il posto del naufragio del cacciatorpediniere, la targa con i nomi di tutti i membri dell'equipaggio del cacciatorpediniere caduti. Probabilmente, per il 100 ° anniversario della Prima guerra mondiale, apparisce il monumento vicino il Faro Sangeiskij, che sarà un altro segno di rispetto per la storia, il rafforzamento delle relazioni culturali di Ucraina e l'Italia.
Dmitrij Voloscenkov