
Il 20 gennaio del 2017 il mondo è entrato in una nuova era. Un giorno gli storici la chiameranno la "grande epoca della costruzione delle mura."
Tutto è iniziato, come è già accaduto nella storia del mondo, con l’Israele, lo Stato che era tra i primi "costruttori" moderni ed ha innalzato un muro al confine con la Palestina. L'anno scorso la stessa identica cosa è stata fatta dalla Turchia al confine con la Siria, dalla Grecia – al confine con la Turchia e dall’Ucraina - al confine con la Russia.
I paesi dei Balcani si sono urgentemente recintati con filo spinato gli uni dagli altri e poi dal resto del mondo. Le mura hanno cominciato ad essere viste come un mezzo efficace nella lotta contro il terrorismo, contro i migranti e contro il traffico di armi e di droga.
Ma anche sull'arena politica lo slogan "L'Europa senza frontiere" è stato sostituito dalle richieste populiste di ritirarsi nei propri appartamenti nazionali. L'ultimo baluardo del globalismo e il riconosciuto "leader del mondo libero" - gli Stati Uniti - inizia a costruire un muro al confine con il Messico.
E' difficile dire perché ora, quando l'intelligenza artificiale sta già bussando a tutte le porte, l’idea medievale di costruire le mura ha facilmente conquistato le masse. Ma è chiaro che non ci sono le mura che non possono essere superate. Oggi, tuttavia, diventa evidente, che la situazione assomiglia lo Stato dietro gli specchi dalla famosa storia-favola di Luis Keroll, perché lo Stato nel cui territorio si trova il più famoso e il più lungo muro nel mondo – la Grande Muraglia della Cina - sta diventando un apologeta della globalizzazione, richiedendo la trasparenza e l’eliminazione delle barriere artificiali tra i Paesi.
Secondo i biografi di Tramp, lui appartiene al numero di persone che amano essere coinvolte nella lotta, per giocare sulle contraddizioni e perseguire - in primo luogo! - i propri interessi. Va riconosciuto che i primi passi del 45esimo Presidente degli Stati Uniti confermano pienamente le loro parole. É già riuscito ad allertare con i suoi contatti con il Presidente di Taiwan non solo la Cina. Ha anche dato la via libera ad un dibattito molto teso sul futuro delle relazioni bilaterali.
Secondo gli analisti, la continuazione di una tale politica da parte degli Stati Uniti inevitabilmente porterà ad un brusco deterioramento delle relazioni, fino al confronto militare. Non vi è alcuna ragione di credere che l'attuale leader della Cina Xi Jinping rifiuterà di seguire il corso della politica di "una sola Cina", o darà il suo consenso alla restrizione della libertà delle azioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
A Davos, la mera apparenza del presidente Xi ha causato un enorme scalpore. Il suo discorso della durata di un’ora è stato dedicato all’importanza della cooperazione internazionale. "Nessuno sarà il vincitore in una guerra commerciale - ha sottolineato Xi. – Il perseguire della politica di isolazionismo - è come il chiudersi in una stanza buia. Sarà la protezione contro il vento e la pioggia, ma allo stesso tempo non peretterà l’entrare del sole e dell'aria fresca. "
Il fatto curioso è che queste parole sono state pronunciate tre giorni prima del discorso inaugurale di Tramp, la parola d'ordine del quale era "America First". Carl Bildt è stato come sempre preciso nella sua valutazione: "Si è formato un vuoto in leadership globale. Xi lo vede, e cerca di occupare questa nicchia". E' curioso che il mantenimento delle idee di globalizzazione ora è nelle mani del leader del Paese che detiene la politica del nazionalismo per molti secoli.
I processi di globalizzazione sono state pienamente affrontate dalla Cina per il proprio bene: è chiaro che l’aprire dei mercati esteri è un fattore vitale per la prosperità economica di questo Paese.
Fino ad ora, la Cina è riuscita a coniugare le restrizioni alla concorrenza con l’attirare degli investimenti, il protezionismo sul mercato domestico - con una penetrazione aggressiva sui mercati esterni.
I prezzi estremamente bassi dei prodotti cinesi, la politica dell’acquisto delle tecnologie, la capacità di manipolare la qualità, il bilanciamento sul margine di legalità sulla proprietà intellettuale - tutto questo ha reso la Cina uno dei leader del commercio mondiale e la seconda economia del mondo in termini assoluti di PIL.
Con tutto ciò, questo Paese non ha nessuna pretesa di essere il poliziotto del mondo, non tollera le lezioni sui diritti umani nel suo indirizzo. In questo, secondo gli esperti, sta una questione chiave - è possibile seguire la politica tradizionale cinese di non intervento nei conflitti globali e - allo stesso tempo - raggiungere un ruolo chiave nell'era della "costruzione delle mura"?
La Cina continua ad insistere che nessun Paese non dovrebbe dettare un diverso percorso del suo sviluppo, allo stesso tempo, tranquillamente proiettando il suo "soft power" in Asia e in Africa.

Sorprendentemente, Tramp ha giocato nelle mani della Cina, firmando un decreto sul ritiro degli USA da TPP (Trans-Pacific Partnership, il più importante accordo commerciale tra i 11 Paesi del Pacifico).
E' curioso che l’accordo è stato firmato, ma non ratificato dal Congresso degli Stati Uniti, allora questa iniziativa di Tramp di per sè era più una dimostrazione dei principi politici la politica stessa.
Si prevede che presto il Congresso repubblicano farà il passo successivo, introducendo le tariffe significativi all'esportazione dei merci provenienti dai Paesi della regione, prima di tutto - dalla Cina. L'obiettivo dichiarato è quello di restituire le fabbriche e posti di lavoro in America è il populismo puro, perché porterà ad un aumento significativo dei prezzi dei prodotti che i lavoratori cinesi producevano con i salari significativamente inferiori e incomparabilmente poveri pagamenti sociali.
Per gli USA Trans-Pacific Partnership aveva piuttosto finalità politica che quella economica - bilanciare l'influenza già notevole della Cina in Asia. Ora, però, le Filippine, il Singapore e la Malesia tendono a partenariato economico regionale inclusivo come l’alternativa cinese di TPP. Si prevede che anche l'Australia e la Nuova Zelanda si uniranno all'iniziativa, dal momento che non hanno grande alternativa nel settore del commercio.
R.Hass, il Capo del Consiglio influente sulle Relazioni Esterne, ha fortemente criticato la decisione di Tramp.
"La prima regola dei negoziati - non dare niente senza prima ricevere qualcosa in cambio, ed è esattamente quello che ha fatto Tramp," - ha sottolineato lui.
E il commercio è solo un aspetto derivante sotto l’ottica del Paese “dietro gli specchi”. "Il leader del mondo libero", Tramp, dichiara la lotta con gli immigrati, e il capo della Cina comunista Xi Jinping dichiara che la Cina "aprirà le sue braccia alle persone provenienti dagli altri Paesi."
Nel momento quando dal sito della Casa Bianca scompaiono i riferimenti riguardanti la tutela dell'ambiente, i leader cinesi hanno proclamato l’impegno per l'Accordo di Parigi.
Negli Stati Uniti Twitter e Facebook sono diventati a pieno titolo i fattori non sono sempre onesti nella lotta politica, ma in Cina le autorità hanno eretto un "muro" virtuale, che limita notevolmente la libertà degli utenti di Internet. Così, mentre gli Stati Uniti hanno suscitato un’evidente confusione nelle file dei sostenitori dei valori tradizionali dell'Occidente, la Cina inaspettatamente ha agito come un leader responsabile della comunità mondiale.
La Cina anche annunciato che avrebbe smesso il commercio dei prodotti a base di avorio per salvare l'elefante africano, e questa dichiarazione doveva essere molto utile contro la decisione di Tramp di costruire due oleodotti, nonostante le proteste degli ambientalisti.
Gli analisti si aspettano che nei prossimi mesi, la Cina si farà avanti con i nuovi investimenti nel campo delle iniziative per migliorare il commercio e l'ecologia per cambiare radicalmente l'immagine del paese.
E anche se alcune di queste iniziative sarebbero pura PR, le misure adottate sono in linea con la politica attuale, in cui gli effetti esterni non sono meno importante del contenuto.
I principali analisti non sono d'accordo sul fatto quali saranno le conseguenze di questo cambiamento dei ruoli nell'era della costruzione delle mura. La Cina ha esortato gli Stati Uniti a rispettare la sua politica di "una sola Cina" e di non provocare i contatti con Taiwan, mentre Washington - dalla bocca del nuovo addetto stampa della Casa Bianca S.Spaysera - ha detto che gli Stati Uniti non permetteranno alla Cina di cogliere il territorio in acque internazionali del Mar Cinese Meridionale.
Il futuro Segretario di Stato R.Tillerson ha anche detto che l'accesso alle "isole catturate" per la Cina dovrebbe essere chiuso. Secondo i media cinesi, il blocco militare delle isole da parte degli Stati Uniti inevitabilmente metterà il Paese sull'orlo della guerra. La stessa opinione è condivisa dagli esperti americani.
Secondo loro, queste minacce sono senza alcun fondamento giuridico (perchè si tratta delle acque internazionali), e non sono supportate dai piani specifici e conreti per ulteriori azioni. Lo scambio delle dichiarazioni avviene nello stile di Tramp - gli Stati Uniti s’coinvolgono in una lotta e nessuno sa come sarà la sua fine.
Nel frattempo, nel suo discorso alla cerimonia del Premio Nobel a Oslo nel dicembre dell’anno scorso, Zbigniew Brzezinski ha parlato chiaramente in sostegno della cooperazione tra gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, almeno in quelle zone dove i loro interessi coincidono, come ad esempio in Medio Oriente. Tuttavia, secondo il politologo americano, per gli Stati Uniti è estremamente pericolosa la possibilità di una più stretta collaborazione tra la Russia e la Cina, perché in queste circostanze sarà molto più difficile mantenere la penetrazione attiva di "soft power" della Cina in Asia. Si prevede che il gioco è in questo triangolo di forze sarà cruciale per la nuova amministrazione americana. Infatti, in questa regione ora c’è solo un muro - la Grande Muraglia della Cina.
Sergey Korsunsky, inviato speciale di "Vector News"